Nel panorama clinico, nazionale e internazionale, recentemente , diversi autori hanno avanzato l’idea che i disturbi del linguaggio, osservati fin dalle prime fasi del ciclo di vita, non abbiano carattere di “specificità”, così come sottolineato dalla nomenclatura esistente che fa riferimento all’etichetta diagnostica di “Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL)”, indicata nel DSM 5. A livello internazionale l’espressione Specific Language Impairment (SLI), comunemente usata fino a qualche anno fa nella letteratura è stata di fatti messa fortemente in discussione (Rudolph, 2017; Ullman e Pierpoint, 2005).
Secondo alcuni autori, i disturbi del linguaggio nelle prime fasi dello sviluppo dovrebbero essere più appropriatamente definiti come Disturbi Primari di Linguaggio (ad es. Reilly et al., 2014) o, più semplicemente, Disturbi di Linguaggio (ad es. American Psychiatric Association, 2013), poiché in questi bambini, anche se il disturbo prevalente è di natura linguistica, numerose ricerche scientifiche suggeriscono che al disturbo linguistico si associno frequentemente difficoltà neuropsicologiche di varia natura quali, alterazioni della memoria procedurale (Lum et al., 2012), del controllo motorio (Finlay e McPhillips, 2013), della memoria di lavoro fonologica (Duinmeijer et al., 2012) e delle funzioni esecutive (Marini, 2017).
A livello nazionale, tali tematiche sono state affrontate da esperti ed hanno dato luogo a un dibattito, i cui contributi sono stati raccolti, a partire dal 2019, nei documenti esitatati dalla prima “Consensus Conference sui disturbi primari del linguaggio” del 2019.
Grazie al corso i partecipanti saranno in grado di
• ampliare le proprie conoscenze sui disturbi del linguaggio e la loro classificazione
• acquisire abilità per l’effettuazione della diagnosi differenziale
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